Nuove brutte notizie per la nostra ferrovia Jonica, ormai da anni abbandonata a se stessa e con prospettive future decisamente preoccupanti. Da qualche settimana infatti è stata annunciata addirittura la chiusura della biglietteria della stazione ferroviaria di Crotone, con avviso di trasferimento per 14 lavoratori, inclusi anche i pochi superstiti della Divisione Cargo. Purtroppo per quanto riguarda la gestione merci, era prevedibile un simile provvedimento, in quanto ormai da quasi cinque anni nessun treno merci ordinario parte ed arriva dallo scalo di Crotone, che fino agli inizi degli anni 2000 era uno dei più attivi in tutta la Calabria. Totalmente ingiustificata invece la chiusura della biglietteria, e non si riesce a capire quali siano le motivazioni che hanno portato a tale provvedimento, che tra l'altro non ha suscitato nessuna protesta da parte delle amministrazioni provinciali e Regionali.
Unica voce nel silenzio, come sempre, quella dell'Associazione Italia Nostra di Crotone, con a capo Teresa Liguori, organizzatrice di un
convegno a proposito del diritto alla mobilità, lo scorso 13 luglio. Nella stessa giornata è stato inaugurato anche il piccolo giardino della stazione ferroviaria, ripulito per l'occasione, che simbolicamente doveva rappresentare un punto di ripartenza per il trasporto su rotaia sulla fascia Jonica. Non è stato purtroppo così, non si è ancora forse toccato il fondo.
Questo è il comunicato stampa diffuso nei giorni scorsi dall'associazione:
"Oltre al danno, l’ennesima beffa di Trenitalia nei confronti della rete ferroviaria jonica calabrese: l’azienda sta portando a compimento il suo ben preciso disegno di lenta e completa dismissione della linea, considerata “ramo secco”.Dopo la riduzione delle corse dei treni, ridotte ad un numero esiguo, la chiusura della biglietteria, con l’avviso di trasferimento di 14 lavoratori in altra sede, la rete ferroviaria crotonese sta arrivando purtroppo al capolinea.>Queste decisioni, calate dall’alto e non sufficientemente contrastate dal governo centrale e da quello regionale, confermano quanta scarsa attenzione si ponga (da anni ormai) alle esigenze di un territorio quanto mai penalizzato per gravi carenze di infrastrutture non solo ferroviarie, ma anche stradali, portuali ed aeroportuali.Davanti a tali inaccettabili provvedimenti, Italia Nostra auspica che le Amministrazioni provinciale e comunale, oltre che i rappresentanti del parlamento e della Regione, sapranno reagire con la dovuta fermezza, respingendo l’ ennesimo gravissimo danno al territorio crotonese.L’associazione, che organizza da tempo iniziative finalizzate a sensibilizzare i cittadini alla fruizione ed alla riscoperta delle linee ferroviarie joniche, dal passato glorioso, auspica altresì ci sia nei prossimi giorni una forte mobilitazione civica a difesa del trasporto ferrato, del diritto al lavoro e del diritto alla mobilità, entrambi garantiti dalla Costituzione italiana."
Ma il problema del taglio della biglietteria di Crotone, che come risaputo possiede uno dei maggiori fatturati di tutta la regione nonostante il taglio dei treni a lunga percorrenza, deve far preoccupare anche gli altri centri Jonici e non solo, che ancora possiedono la rivendita dei biglietti Regionali e Lunga Percorrenza. Ci riferiamo a Cariati, Roccella Jonica, Scalea e Soverato: si tratta di impianti che difficilmente raggiungono le quote di vendita di Crotone, e quindi molto probabilmente saranno anch'esse a rischio chiusura! Una vera e propria ecatombe, che lascerebbe attive solo le biglietterie di Reggio Calabria Centrale, Villa San Giovanni, Catanzaro Lido, Lamezia Terme Centrale, Paola, Cosenza (o Castiglione Cosentino?) e forse Rosarno.
Sì, ci siamo ormai abituati: è da ormai dieci anni che in Calabria si persegue una politica di tagli senza fine, un po' per responsabilità di Trenitalia e decisamente un po' di più per responsabilità delle varie amministrazioni regionali, provinciali e locali susseguitesi in questi anni. Quello che però rimane inaccettabile ed incomprensibile, è il totale silenzio e menefreghismo delle popolazioni locali. In Calabria si vive ormai d'inedia, in preda alla rassegnazione ed alla convinzione nulla potrà mai cambiare (e non solo in campo ferroviario), ed il massimo che può accadere è qualche inutile e stupida protesta contro il personale ferroviario, che ovviamente colpa non ne ha. Dov'erano le popolazioni locali durante la manifestazioni contro l'eliminazione dei treni a lunga percorrenza? Ed in particolare, dov'erano i cittadini e la maggior parte della amministrazioni comunali Joniche, quando l'ultimo treno a lunga percorrenza, l'InterCity Notte 787, percorreva per l'ultima volta la nostra ferrovia da Taranto a Reggio Calabria Centrale, il 12 dicembre 2011? Dov'erano sindaci e cittadini, quando
il 26 novembre 2011 si protestava a Catanzaro, per cercare di evitare un'ecatombe? Domande che rimarranno senza risposta, e che probabilmente rimarranno ancora una volta senza risposta quando e se arriverà la chiusura totale - o quasi - della ferrovia Jonica, cosa che speriamo non avvenga mai. Sicuramente ha contato molto la subdola strategia di tagliare un po' per volta, abituando lentamente le popolazioni locali alla riduzione dei servizi. E' chiaro che dieci anni fa un taglio improvviso di tutti i treni a lunga percorrenza (che erano più di dieci!), avrebbe scatenato rivolte sociali o quasi.
Noi intanto diamo ancora una volta l'allarme, come abbiamo fatto tante volte in questi quasi sei anni di attività di Ferrovie in Calabria: la Jonica è altamente a rischio, a causa degli altissimi costi di gestione del servizio ferroviario Regionale, già ridotto ai minimi termini. La Regione Calabria, a quanto pare, ha enormi difficoltà nel reperire fondi da destinare al mantenimento dei treni sulla Sibari - Melito di Porto Salvo (e le cause sono ormai ben note). Inoltre il materiale rotabile obsoleto sta creando gravi problemi di reperibilità di pezzi di ricambio, costringendo numerosi rotabili a soste forzate, riducendo così la possibilità non di incrementare, ma addirittura di mantenere i collegamenti già esistenti! Ma del resto, con un parco composto esclusivamente da automotrici ALn668 che ormai tendono a superare i trent'anni di servizio, non si può pretendere altro. Per non parlare dei locomotori D445, con abnormi consumi di gasolio (addirittura picchi di 4 litri per chilometro!), insostenibili in questi periodi di crisi economica ed in parte anche energetica. Le uniche soluzioni per salvare la linea sarebbero due:
- Elettrificazione totale da Melito a Sibari con trasversale Catanzaro Lido - Lamezia
- Acquisto di nuovi complessi diesel
Attualmente si sta discutendo molto a proposito dell'elettrificazione, che però non dovrebbe riguardare l'intera linea a causa della scarsità di fondi: si parla della Lamezia Terme Centrale - Catanzaro Lido, con prolungamento su Crotone. Si arriva comunque in ritardo, come sempre: questi lavori andavano effettuati non oggi, ma più di 20 anni fa. Basti fare l'esempio della ferrovia Metaponto - Potenza - Battipaglia, elettrificata e rettificata dal 1986 al 1993: su questa linea, comunque sottoutilizzata, oggi circolano treni Regionali in trazione elettrica ed InterCity, ed i rischi di chiusura son ben lontani. Se l'elettrificazione non fosse avvenuta, siamo sicuri che ancora oggi sarebbe attiva questa linea, o comunque con un livello di servizio accettabile? Probabilmente no, e si troverebbe nella stessa condizione della moribonda Jonica, che allo stato attuale beneficerebbe più dell'acquisto di nuovo materiale rotabile diesel, piuttosto che di una mezza elettrificazione che potrebbe salvare dalla chiusura solo una parte di essa.
In questo post che è un po' uno sfogo, l'appello l'abbiamo lanciato: ora tocca alla politica ed alle popolazioni saperlo cogliere...tutto l'appoggio possibile da parte nostra e di chi la pensa come noi non mancherà di certo. Ci speriamo poco, ma continuiamo a farlo.

L'ALn668 1072 giunta da Catanzaro Lido, in sosta nella ormai desolata stazione di Crotone.